Edwige Comoy Fusaro, Forme e figure dell’alterità. Studi su De Amicis, Capuana e Camillo Boito
PAGINE: 240
PREZZO: € 15,00
FORMATO: cm 15 × 21
COLLANA: Gallica-Italica
DATA DI PUBBLICAZIONE: dicembre 2009
Nel romanzo Sull’Oceano, la figura autoriale di De Amicis narratore e protagonista s’impone d’acchito all’ottica ricettiva di un lettore che l’autore, in veste di reporter, coinvolge nel suo viaggio a bordo di un piroscafo diretto in America latina. Enunciatore esclusivo del testo, l’autore assume il ruolo di portavoce eccellente della doxa col distanziarsi subito nettamente dai viaggiatori di terza classe, finché egli non sente pronunciare da uno di essi le parole, a lui dirette, «Vegnen chì al teater». Ha inizio allora un altro percorso, tutto mentale, un percorso che lo porterà a riconoscersi nell’altro, un esito raggiunto al prezzo di un radicale cambiamento assiologico. Colui che è rimasto nella storiografia letteraria come il maggior esponente dell’ortodossia ideologica dell’élite culturale post-risorgimentale (ossia come l’autore di Cuore) si rivela, così, disposto a percorrere vie alternative, a esplorare cioè quella alterità composta delle varie figure dell’Altro e delle varie modalità espressive di una visione del mondo e dell’uomo dissonante rispetto all’opinione in auge, la quale propugnava invece la forte differenziabilità degli individui (in base a criteri anche biologici) e la irrinunciabile superiorità della ragione positivistico-borghese. Dietro quel che Umberto Eco chiamò «il gran mare di languorosa melassa che pervade tutto il diario di Enrico», si esprime quindi un filone in certo modo confutativo della divulgata rettorica sentimentalistico-patriottica di Cuore, costituito da un nutrito ventaglio di opere (da alcuni bozzetti della Vita militare al novecentesco Cinematografo cerebrale) mediante le quali lo scrittore viene a inserirsi in una tradizione che accomuna autori molto diversi gli uni dagli altri e che culmina nel pieno dispiegamento della modernità del primo Novecento, rappresentato dalla narrativa di Pirandello, Svevo e Tozzi.
Attraverso lo studio delle opere di De Amicis, Luigi Capuana e Camillo Boito, tre autori della stessa generazione, il volume compie una ricognizione del tema dell’alterità nel periodo letterario che spazia dall’Unità d’Italia alla vigilia della Prima Guerra mondiale. Nella prospettiva di un traguardo ideale che è, riassuntivamente, la definitiva accettazione dell’Altro nell’Io, il raffronto fa emergere delle disparità che pongono il più giovane (De Amicis) un passo indietro rispetto a Boito, il più anziano, e a Capuana. Pertanto il percorso non segue la cronologia biobibliografica ma inizia con il corpus deamicisiano, prosegue con quello capuaniano e chiude con quello boitiano. Infatti mentre il confronto con l’alterità è in fieri nell’evoluzione letteraria di De Amicis e Capuana, viceversa per Camillo Boito esso è già avvenuto prima della scrittura e dà adito a modalità letterarie ulteriormente innovative (l’alterità dell’alterità) che dimostrano nello scrittore scapigliato una rilevante capacità di rinnovamento e modernizzazione della letteratura italiana.
Edwige Comoy Fusaro